Bollettino parrocchiale 21 febbraio 2021 – I domenica di quaresima

Messaggio del padre Abate Don Stefano
Sabato, 20 febbraio 2021
Cari Parrocchiani, 
come avrete saputo il Vicario parrocchiale P. D. Antonio Mistrorigo ha contratto il Covid in forma asintomatica. Lunedì 22 febbraio farà un tampone per vedere se è guarito, in caso contrario si dovrà prolungare l’isolamento per una ulteriore settimana. Prima della sua certificata guarigione o che siano trascorsi i tempi stabiliti, sempre sperando che non ci siano altri nuovi casi, sia lui che i monaci devono evitare i contatti con l’esterno e per tale motivo sono momentaneamente sospese tutte le celebrazioni liturgiche e attività pubbliche che coinvolgano i monaci dell’abbazia.
Ricordiamo lui, e tutti gli ammalati, nella nostra preghiera in questo tempo di Quaresima che ci invita oggi come sempre ad andare più in profondità nella nostra vita di fede.
Condivido con voi l’omelia tenuta durante la liturgia eucaristica del Mercoledì delle Ceneri che, per i motivi sopra detti, la Comunità monastica ha celebrato a porte chiuse, ma in comunione con la nostra Parrocchia, la nostra Diocesi e tutta la Chiesa.
PAX,
P.D. Stefano Visintin

Con questo giorno di digiuno, di astinenza e di penitenza iniziamo un nuovo cammino verso la Pasqua di Risurrezione. Mentre il digiuno nel Sacro Triduo sarà un segno della partecipazione comunitaria alla morte del Signore, quello di oggi all’inizio della Quaresima è ordinato alla confessione dei peccati, alla implorazione del perdono e alla volontà di conversione.
A riguardo del peccato, Origene diceva che dopo il peccato originale la persona avanza verso la gloria di un corpo spirituale per i meriti dell’anima che abita il corpo.  
Questi «meriti dell’anima» a cui egli fa riferimento sono sicuramente i meriti propri di ciascuno frutto di un efficace e continuo sforzo personale, questi sono necessari; ma fondamentali sono i meriti di Cristo, l’efficacia del suo Mistero pasquale. San Paolo lo afferma nella Seconda Lettera ai Corinzi, oggi seconda Lettura: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio».
Questa giustificazione per i meriti di Cristo non è una mera “non imputabilità” giuridica, a noi esterna, ma un perdono che ci trasforma interiormente. La resurrezione di Cristo ha infatti comunicato al nostro spirito la vita di grazia, che è anche per noi una risurrezione e una partecipazione alla vita soprannaturale di Dio.
Il Padre ha infatti risuscitato con la potenza del suo Santo Spirito Gesù, il nuovo Adamo, che è così diventato «spirito datore di vita» ( 1 Cor 15,45), la primizia della nuova creazione.
Lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti può ora anche trasformare i nostri cuori da cuori di pietra in cuori di carne (cfr Ez 36,26). Lo abbiamo invocato con il Salmo Miserere (Sal 50): «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo Spirito».
Ripercorriamo dunque le immagini a noi famigliari della Narrazione Sacra e vediamo che se Dio scacciò per il loro peccato i progenitori dall’Eden, Egli ha anche inviato il proprio Figlio nella terra segnata dal peccato; Egli non Lo ha risparmiato, affinché noi, figli prodighi, possiamo ritornare – pentiti e redenti dalla Sua grazia – nell’Eden promesso. E così avvenga, per ciascuno di noi che umilmente ci riconosciamo qui e ora bisognosi di salvezza.